1993: Il riconoscimento della proprietà privata

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Pechino 1993, all'ingresso del quartiere campeggia la scritta "Medicina Tradizionale ed Agopuntura" cinesespresso
Pechino 1993, all’ingresso del quartiere campeggia la scritta “Medicina Tradizionale ed Agopuntura” – Foto di Francesco Belsito via Flicrk con licenza CC BY 2.0

Riprendendo il discorso da dove il precedente post si è interrotto, è interessante vedere poi cosa ne è stato in Cina delle idee comuniste applicate all’amministrazione e gestione dello Stato dall’ascesa di Deng Xiaoping, che ha aperto l’era delle liberalizzazioni Cinesi.

A partire dal 1993 la Cina ha avviato il processo di emendamento dell’articolo 8 della Costituzione per consentire legalmente la proprietà privata e così facendo ha determinato il passaggio del paese da un’economia socialista ad una economia di mercato, seppur ideologicamente sempre fedele ai principi comunisti, giustificando una tale svolta con il fatto che, nonostante alcuni strumenti economici siano stati etichettati nel tempo come capitalistici, in realtà essi sono neutrali, ed è l’uso che se ne fa che sancisce la differenza; pertanto i suddetti strumenti sono stati ritenuti impiegabili nel processo di crescita economica cinese.

Da qui nasce il famosissimo motto propagandistico di Deng Xiaoping “Arricchirsi è glorioso”, ed anche il concetto di “socialismo di mercato con caratteri cinesi”, caso unico al mondo. La proprietà privata fu quindi riconosciuta, così come l’economia individuale (composta da imprese di piccole dimensioni che svolgono attività artigianali, di erogazione di servizi, o commerciali, caratterizzate da gestione famigliare o individuale) e quella privata (che comprende imprese di medio – piccole dimensioni, con almeno 8 lavoratori salariati). L’economia individuale poi, nel 1999, è stata riconosciuta come importante elemento costitutivo dell’economia cinese.

Nel 2004, poi, l’articolo 11 della Costituzione è stato emendato in modo da assicurare i diritti e proteggere gli interessi di imprese individuali in maniera efficace, al fine di tutelare un comparto economico in continua crescita e molto remunerativo (infatti nel 2002 ha prodotto da solo il 23% del PIL cinese). In cantiere ci sono inoltre futuri progetti per assicurare una maggiore protezione per i capitali stranieri, le imprese a capitale interamente straniero (wholly owned enterprises) ed anche le joint venture con partner stranieri.

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Pubblicato da cinesespresso

Amante della Cina e di tutto quello che la riguarda dal 2005.