La Cina e l’entrata nel WTO

cinesespresso La Cina e l'ingresso nel WTO - WTO Public Forum 2010
 La Cina e l’ingresso nel WTO – Il Professore della Beijing University Yong Wang, al WTO Public Forum nel 2010. Autore: World Trade Organization via Flickr distribuito con licenza CC 2.0 BY-ND.

 

Dopo la conclusione positiva dei trattati commerciali tra Cina e Stati Uniti nel Novembre del 1999, e tra Cina ed Unione Europea nel Maggio 2000, l’accesso della Cina al WTO è parsa soltanto una mera formalità.

In realtà molto è il lavoro che c’è stato dietro a questi accordi: dal 1986 in poi, l’adesione della Cina prima al GATT e poi al WTO, è stata continuamente rimandata, per via del fatto che le negoziazioni tra i paesi Occidentali e la Repubblica Popolare sono state lunghe e difficili, con molte richieste reciproche da ambedue le parti; tra tutti i membri del WTO solo 37 hanno chiesto di negoziare direttamente con il governo Cinese ed il trattato bilaterale più importante stipulato è stato indubbiamente quello con gli Stati Uniti, membri, così come la maggioranza delle nazioni del Sud-Est Asiatico, di una grande e rilevante organizzazione intercontinentale, l’APEC (Asia – Pacific Economic Cooperation), nella quale la Cina,  insieme alla maggioranza delle nazioni del Sud-Est Asiatico, persegue lo scopo di creare un’area di libero mercato che spazi da un lato all’altro dell’oceano Pacifico: quello Asiatico e quello Americano. Il successo di questo piano determinerebbe nuovi ed interessanti scenari geopolitici, prospettando il rilancio degli USA sul versante Americano e la creazione di una zona pan-Asiatica gravitante intorno alla Cina.

Proprio al termine della conferenza APEC tenutasi a Shanghai nel Giugno del 2001, il China – USA bilateral Agreement (accordo bilaterale Cina-USA) è stato ratificato. In quell’occasione, l’ex presidente Americano George W. Bush ha espresso il suo supporto politico ad una rapida adesione della Cina al WTO, accelerando la conclusione delle lunghe negoziazioni tra Pechino e Washington.

Venne infine raggiunto consenso sul grado di apertura che la Cina era pronta a permettere alle attività delle compagnie assicuratrici, sul limite di diffusione di prodotti appartenenti ad un singolo brand, sulle catene retail di larga scala e sull’assenza di ogni protezionismo contro il commercio internazionale per aziende straniere aventi all’attivo un periodo minimo di tre anni di operatività sul territorio Cinese.

Tuttavia, il maggiore ostacolo fu rappresentato dall’accesso dei Cinesi al mercato Americano, specialmente per quel che riguarda I prodotti agro-alimentari.

Anche se durante le trattative la Cina rinunciò da subito a fornire sussidi al proprio export, la nazione tentò comunque di essere considerata ancora in via di sviluppo, così da avere più alti margini per sussidiare la propria produzione agricola (fino al 10% del valore della produzione stessa), nonostante gli USA avessero chiesto un limite del 5% (che è quello valido per tutte le nazioni sviluppate).

All’interno degli accordi tra Cina ed Unione Europea, una parte rilevante è stata data al settore delle telecomunicazioni, quello assicurativo, per il quale sono state negoziate possibilità di Joint Ventures, con capitale sociale 50 – 50 equamente conferito dalle parti e minori restrizioni da parte dei Monopoli di Stato Cinesi sulle restrizioni sull’export di prodotti quali la seta ed anche sull’import, riducendo le tasse di importazione per 150 prodotti Europei, settore agro-alimentare incluso; in aggiunta, sono state eliminate le restrizioni Cinesi per la produzione di motoveicoli, ottenuti i permessi per costruire grandi centri commerciali, migliorato l’accesso al mercato per il settore bancario, legale, contabile, turistico, edile, ricerche di mercato, architettura, dragaggio.

L’ingresso nella World Trade Organization (WTO, l’Organizzazione del commercio mondiale), il cui acronimo cinese Ru Shi, corrisponde ad una parola che significa “entrata nel mondo”, nonostante la Cina non fosse in grado di soddisfare tutti i criteri necessari per l’ammissione, è stata una scelta obbligata per la comunità mondiale soprattutto per tentare di limitare i comportamenti commerciali aggressivi e di dumping utilizzati da questa nazione per penetrare con le proprie commodities nei mercati internazionali.

Il WTO ha inoltre imposto a Pechino una liberalizzazione degli scambi e dei tassi d’interesse ed anche l’abolizione di ogni genere di restrizione all’attività delle banche straniere.

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Pubblicato da cinesespresso

Amante della Cina e di tutto quello che la riguarda dal 2005.