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Il rapporto 2003 sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite afferma che se il progresso globale asiatico proseguirà allo stesso livello degli anni Novanta, il dimezzamento della condizione di povertà e della popolazione senza acqua potabile potranno essere raggiunti grazie a Cina ed India.
Problema pressante è, tuttavia, la questione demografica, infatti Cina ed India insieme contano, con due miliardi e mezzo di anime, oltre il 40% della popolazione mondiale mentre nella sola Cina, paese con un’estensione di 9.596.961 km2, ve ne è insediato più di un sesto. Nelle zone urbane, anche per via del rapidissimo processo di industrializzazione, gli abitanti sono passati negli ultimi vent’anni da 180 a 450 milioni.
Data la considerevole crescita delle città grazie allo spettacolare progresso avvenuto in pochissimi anni, sono cambiate le strategie di produzione, caratterizzate da un’ottica di breve, se non addirittura brevissimo periodo; inoltre le condizioni di vita precarie spingono ad aumentare la pressione sulle risorse. La crescita demografica ha quindi aggravato la lotta per il cibo, portando alcune aree (quelle dell’Ovest, prevalentemente) a livelli critici.
Il legame tra gli andamenti demografici e le risorse disponibili per appagare i bisogni della popolazione, fanno sì che sia sempre più sentito dal governo cinese il problema sia della pressione demografica, che concorre a provocare danni ambientali nocivi alla vivibilità nell’intero stato, sia della quantità e del controllo delle nascite, evidenziando l’urgenza della sostenibilità ambientale.
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