Internazionalizzazione verso la Cina

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cinesespresso internazionalizzazione verso la Cina Jinmao e Cavatappi
I grattacieli finanziari più importanti di Shanghai, la prima e più “longeva” è la Jinmao Tower, mentre il secondo è familiarmente chiamato a Shanghai “il Cavatappi”.

La logica economica alla base dell’esistenza di imprese multinazionali, cioè, la ragione che spinge un’azienda ad operare, totalmente o in parte, tramite società controllate in paesi diversi da quello in cui si trova il quartier generale, è sia l’accesso a basso costo a nuovi mercati che a risorse strategiche. Una multinazionale può quindi seguire una strategia multi – domestica, mantenendo le sue molteplici operazioni all’estero totalmente separate dalla casa madre, oppure una strategia globale, standardizzando ed integrando tutte le operations sotto un unico disegno tattico comprendente ogni paese.

Queste due concettualizzazioni strategiche, qui portate agli estremi, vengono spesso mitigate dalle imprese Italiane operanti in Cina, che preferiscono di solito adottare un approccio più equilibrato; con le società controllate che velocemente recepiscono le disposizioni provenienti dalla casa madre pur mantenendo un certo grado di libertà in alcuni decisioni, seguendo la cosiddetta strategia transnazionale.

Negli ultimi anni, in aggiunta, hanno rapidamente cominciato ad emergere nuove tendenze, quali, per esempio, il tentativo costante di incrementare le economie di scala oppure tagli e severe politiche di controllo sui costi per funzioni aziendali fino ad ora quasi completamente esenti da influenze imprenditoriali, come la ricerca e sviluppo. Questi trends, sommati alle altre forze precedentemente descritte, hanno fatto dell’operatività su scala globale non una questione di scelta, ma, in molti casi, un prerequisito aziendale essenziale per sopravvivere ed avere successo.

Si prevede che in futuro, per via dell’integrazione su scala globale dell’economia, la competizione per il controllo di risorse scarse e preziose diventerà ancora più intensa e la crescente incertezza e complessità nella gestione delle attività ampliatesi all’estero sarà una grande sfida per il management Italiano, perché l’amministrazione di attività quali R&S, oppure tutela e valorizzazione dello stesso know-how di là dai confini nazionali rappresenteranno la principale sfida per gruppi multinazionali.

Le ragioni del posizionamento di strutture e risorse dedicate alle R&S all’estero sono prevalentemente legate al fatto che la domanda da parte dei clienti locali nei mercati esteri cresce e diventa rapidamente più sofisticata, perciò, così come le imprese attualmente delocalizzano un sempre maggior numero di funzioni high-tech nei loro impianti di produzione all’estero, sta anche aumentando la necessità di impiegare risorse umane locali per gli impianti di R&S in paesi stranieri, creando un sistema di trasmissione di know-how e capacità intrinseche al core-business delle aziende Italiane, che trovano una valorizzazione ed un diretto sfruttamento in Cina.

È chiaro che le imprese multinazionali preferiscono operare in grandi mercati, dato che è più facile coprire i costi fissi aggiuntivi dell’attività d’impresa; ma questa non è l’unica cosa che le aziende devono valutare prima di entrare in Cina, devono anche eseguire un’accurata analisi del tessuto socio-economico del territorio Cinese e tener conto di fattori rilevanti per il clima aziendale, come: la stabilità politica, regolamentazioni ambientali, sistema legislativo, qualità delle infrastrutture, costi di trasferimento e set-up, disponibilità e preparazione delle risorse umane.

La Cina, in questo caso, offre certamente un solido ambiente economico, la stabilità politica è garantita dalla presenza di un unico partito al governo del paese da più di sessanta anni, i requisiti per il rispetto dell’ambiente sono minimi e quindi facilmente rispettabili, l’apertura verso gli investimenti esteri e la presenza di zone economiche speciali forniscono un ambiente favorevole per gli investitori stranieri.

Oltre a questo, la Cina possiede infrastrutture di buona qualità, soprattutto nelle città più grandi e popolose ed è ancora in grado di offrire costi relativamente bassi di delocalizzazione, anche se ora i prezzi stanno rapidamente aumentando e le stesse ditte cinesi si stanno muovendo verso Vietnam, Cambogia e Laos.

La qualità delle risorse umane resta un punto debole in Cina; se un’azienda è alla ricerca di figure altamente specializzate, in possesso di conoscenze specialistiche specifiche, la Cina non è il luogo in cui cercarle; al contrario, riesce comunque ad offrire un’enorme quantità di manodopera a basso costo sotto stretto controllo sociale. Per questo motivo, per un’azienda Italiana, è ancora relativamente a buon mercato impostare una controllata all’interno dei confini cinesi.

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Pubblicato da cinesespresso

Amante della Cina e di tutto quello che la riguarda dal 2005.