È notizia di poche ore fa che Investindustrial, la società di private equity che fa capo al manager Andrea Bonomi proprietaria della casa motociclistica bolognese Ducati, è alla ricerca di un partner industriale per internazionalizzare ulteriormente l’azienda.
Interessante è notare che, oltre ad una possibile partnership con aziende Tedesche oppure Indiane, il management dell’azienda di Borgo Panigale valuta anche di quotarsi nuovamente in borsa, ma non in quella di Milano, in cui Ducati ha scelto di effettuare un delisting nel 2008, l’azienda pensa ad una quotazione in Asia, alla borsa di Hong Kong, al fine di reperire nuovi investitori ed ulteriori capitali per spingere a livello globale la crescita dell’azienda.
La Ducati, inoltre, possiede già uno stabilimento produttivo in Thailandia, scelta dettata non soltanto dalla necessità di abbassare i costi di produzione, ma anche dal bisogno di snellire la supply chain ed avere un prodotto più vicino al mercato di interesse, quello Sino-Indiano, contenendo costi di trasporto e dazi.
Storicamente gli avamposti che le aziende occidentali hanno sfruttato per entrare nel territorio della Cina sono state le cosiddette Tigri Asiatiche: Hong Kong, Taiwan, Singapore e Corea del sud. Tra queste quattro “Tigri” sono da sempre emerse Hong Kong e Taiwan per vicinanza geografica e comunanza storica, linguistica e culturale alla “Mainland China” e sceglierle come città di riferimento e punto di partenza ha spesso e volentieri decretato il successo di molte multinazionali di ogni parte del mondo.
Utilizzare Hong Kong come “rampa di lancio” per entrare nel mercato Cinese è un approccio classico eppure ancora efficace, la città con oltre 7 milioni di abitanti possiede servizi e tecnologie che pochi altri centri economici occidentali all’avanguardia possono offrire sebbene ufficialmente parte del territorio Cinese.
Resta solo da tenere le dita incrociate ed augurare tanto successo alla Ducati.
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