La Grande Rivoluzione Culturale , altrimenti detta 无产阶级文化大革命 (wúchǎn jiējí wénhuà dà gémìng) in Cina fu un evento storico che ha coinvolto tutto il paese per un decennio a partire dal 1966.
La Grande rivoluzione culturale proletaria nasce in seno al gruppo dirigente del partito: Mao Zedong, appoggiato dall’esercito popolare guidato da Lin Biao (allora Ministro della Difesa nonché a capo dell’Armata Popolare di Liberazione, autore della prima edizione del “Libretto rosso”, una raccolta di citazioni del “Grande Timoniere”) e da alcuni ideologi rivoluzionari come Chen Boda, arrivò allo scontro con la dirigenza del partito e dei sindacati diretto da Deng Xiaoping e da Liu Shaoqi.
Entrambe le parti strumentalizzarono le forze della società civile così da rimuovere e perseguire interi settori di militanti del partito. Le frange più estreme della rivoluzione furono Jiang Quing, moglie di Mao Zedong e tre suoi alleati: Yao Wenyuan, Wang Hongwen e Zhang Chunqiao, divenuti successivamente noti come la “Banda dei Quattro”; i quali, oltre a svolgere un ruolo di censura sulle produzioni letterarie strumentalizzarono lo stesso pensiero del Presidente Mao apparentemente per evitare che le “tendenze borghesi” infuocassero i contro-rivoluzionari di destra, sostanzialmente per raggiungere i propri scopi politici.
La situazione ben presto sfuggì di mano agli stessi fomentatori della rivolta e, nel 1967, la Cina era sull’orlo di una guerra civile. L’energia ed il vigore giovanili si erano dimostrati distruttivi, non furono attuati cambiamenti o riforme ma solamente una dispersiva devastazione.
La sconfitta de la Grande rivoluzione culturale proletaria si consumò dunque nell’estate 1967, quando Mao Zedong dovette accettare la logica di un ritorno all’ordine, sostenuto tra l’altro dai quadri rurali di formazione militare a lui fedeli, dall’esercito e dall’amministrazione.
A partire dal 1969 infatti le Unità di Lavoro e ogni centro dirigenziale burocratico fu affidato ad una triplice rappresentanza del Partito, degli attivisti delle ex “Guardie rosse”, che erano state sciolte l’anno prima e dell’Armata di liberazione, per garantire un minimo di sicurezza e porre un freno alla situazione divenuta insostenibile. Mao Zedong stesso rinnegò il movimento a cui aveva dato inizio e giustificò l’azione militare ricordando che “I soldati non sono altro che operai e contadini che indossano l’uniforme”.
Le successive vicende (dalla condanna dei gruppi giovanili, a quella degli ideologi e poi di Lin Biao fino all’arresto di Jiang Qing e della cosiddetta “Banda dei Quattro” dopo la morte di Mao) sarebbero state solo tappe della rimozione dell’esperienza.
Nel 1971 Lin Biao, ritenuto il numero due del regime, venne accusato di complotto e trovato morto in un misterioso incidente aereo, mentre molti dei giovani militanti che non intendevano ubbidire alle nuove direttive vennero inviati, come in precedenza le loro vittime, al lavoro agricolo nelle province interne del paese.
Egualitarismo, collettività e Stato, disprezzo della espressione aristocratica e borghese della cultura, negazione dell’individualismo, furono le principali caratteristiche della rivoluzione culturale.
I più colpiti furono gli intellettuali. Scuole, università, centri culturali e librerie vennero chiuse e gran parte del personale docente e degli studenti vennero inviati nei campi di lavoro nelle province più remote, per essere “rieducati” tramite la ripetizione meccanica e acritica di slogan politici e la condanna dei comportamenti ritenuti “asociali” o in contrasto con le direttive superiori. I maltrattamenti subiti da persone giudicate colpevoli, andarono oltre i campi di lavoro, spesso gli accusati subirono violenze e umiliazioni, costretti a camminare con cartelli appesi al collo con su scritto la loro “colpa”, era frequente leggere: “elemento controrivoluzionario”, “rifiuto umano” oppure “figlio di cane”.
Fino alla morte del Presidente Mao gli strascichi di questa rivoluzione si faranno sentire in tutto il paese.
Nel 1976 la responsabilità del movimento venne interamente addossata alla Banda dei Quattro.
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