Le riforme giuridiche durante il periodo coloniale

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I primi traumatici contatti con l’Occidente industrializzato avvennero in Cina nella prima metà dell’Ottocento, al 1844 risale infatti il primo dei cosiddetti “trattati ineguali”, nei quali venivano fissate condizioni commerciali estremamente sfavorevoli per la Cina.

Le potenze coloniali Europee provocarono inoltre, come conseguenza estrema, la caduta del longevo impero cinese (1911). Il 1° Gennaio 1912 venne proclamata la Repubblica, e come presidente fu nominato Sun Zhongshan (noto in Occidente anche come Sun Yatsen).

Nel 1911 ebbero inizio, nella realtà Cinese, dei moti riformatori volti ad ottenere una maggiore emancipazione del paese nei confronti delle potenze coloniali. Per fare ciò gli studiosi migliori di tutto il paese (i cosiddetti jinshi, ovvero letterati – amministratori) iniziarono ad emigrare nel Giappone dell’epoca Meiji per studiarne le riforme che modernizzarono con successo il paese. Tornati in patria entusiasti, i jinshi avevano intenzione di attuare riforme simili a quelle nipponiche per innovare anche la società cinese. Essi si prefissero il compito di neutralizzare i “trattati ineguali” imposti dalle potenze Occidentali e di modernizzare la Cina in modo che fosse in grado di competere con esse, per ottenere tutto ciò, però, erano necessarie riforme di stampo occidentale anche in campo giuridico, che furono velocemente elaborate per essere attuate.

Ricostruzione storica del tardo 1800: Uomini impegnati ad assistere ad un combattimento tra grilli, passatempo maschile Cinese piuttosto diffuso.

Questo gruppo di mandarini, però, ebbe potere per breve periodo, appena cento giorni, è per questo infatti che il movimento riformista passerà alla storia con il nome: “La riforma dei cento giorni”. Successivamente a moti popolari e rivolte militari, il governo della Cina fu rovesciato con un colpo di stato e cadde anche, nel 1911, il plurimillenario impero cinese.

A partire da quel momento eventi tumultuosi scossero per un cinquantennio il paese, ed un infinità di persone morirono prima che la nazione potesse ritrovare la stabilità politica. Solo formalmente il PCC (Partito Comunista Cinese) fu in grado di sedare il caos; si potrebbe definire invece la morte di Mao come la svolta che permise di superare quel periodo politico di profonda crisi.

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Pubblicato da cinesespresso

Amante della Cina e di tutto quello che la riguarda dal 2005.