Il padiglione della Cina, com’era fatto?
Ora che Expo 2015 è terminata, possiamo, senza paura di “spoilerare” alcunché, parlare della partecipazione della Cina a questa edizione da poco conclusa e descrivere la visita del Padiglione Cinese ad Expo Milano.
All’ingresso del padiglione, gli organizzatori hanno deciso di installare un enorme nodo-portafortuna cinese rosso, piuttosto stilizzato come simbolo di buona sorte, per richiamare chiaramente i caratteristici portafortuna annodati Cinesi, che, come abbiamo già visto, rappresentano un’arte decorativa folkloristica antichissima e quindi radicata da molto tempo nella cultura Cinese (si ritiene infatti che quest’arte risalga alle dinastie Tang e Song), conosciuta in Cina come 中国结 Zhōngguó jié.
Di seguito, superando un giardino di bellissimi fiori gialli, all’inizio della zona d’attesa per l’accesso al padiglione, è stata installata un’esposizione fotografica di preziosissimi Qipao di seta ricamata, pieni di fascino, creati su misura dalla sartoria Xiu Niang Dress Design, (绣娘丝绸 in Cinese).
Apriamo velocemente una parentesi per parlare di questa casa di moda, che opera in una nicchia di mercato precisa: quella degli abiti tradizionali Cinesi rivisti in chiave moderna, e che sta ottenendo un certo seguito in Cina.
La seta Cinese ed i meravigliosi Qipao
Xiu Niang Dress Design, come riportato su ifeng.com, è già stata presente alla Expo di Shanghai, come rappresentante della seta Cinese ad Expo 2010, utilizzando i suoi prodotti per proporre ai Cinesi, ed al resto del mondo, l’immagine di una Cina ricca, che si sta godendo il benessere acquisito concentrandosi sui beni di lusso.
A distanza di 5 anni, Xiu Niang Dress Design, è stata (unico caso nella storia della Cina ad Expo) nuovamente selezionata come rappresentante della seta Cinese ad una Esposizione Universale, portando quattro collezioni composte da 30 abiti l’una. Xiu Niang Dress Design non ha esitato a sfruttare al meglio un ottima vetrina internazionale come Expo, ottenendo (sempre secondo ifeng.com) un grandioso successo.
L’arte di coltivare la terra
Una volta entrati nel padiglione, diverse aree espositive erano allestite in modo da trattare il tema, di cui abbiamo già parlato nel precedente post, de “Il dono della natura” e che ha come tema il cielo. La cosa più interessante di quest’area era, a mio avviso, quella dedicata ad un libro che si potrebbe definire come un vero e proprio tesoro storico, intitolato Qímín Yàoshù “齐民要术“, che traducendo alla lettera, si intitola “tecniche essenziali per il benessere della popolazione“.
In questo libro, risalente al 500 d.C. circa, sono riportate le antiche tecniche di coltivazione e di sussistenza della popolazione Cinese accumulatesi in circa 1500 anni, suddivise in 10 volumi per 92 capitoli, ed i testi coprono prevalentemente argomenti legati all’agricoltura, agronomia ed orticoltura, all’allevamento e basilare medicina veterinaria, alla silvicoltura, alla pesca ed alla preparazione dei cibi1.
Molti altri libri risalenti all’epoca del Qimin Yaoshu o precedenti sono andati distrutti, per cui l’unica fonte autorevole che possa dare un quadro chiaro e completo di come era l’agricoltura Cinese nell’antichità è soltanto questo.
Un altro dettaglio che, senza dubbio, ha contraddistinto in maniera buffa e particolare il padiglione Cinese, sono stati i suoi ombrellini e parasole, sparpagliati ovunque lungo il percorso pensato per i visitatori.
1 Lettura di riferimento: Joseph Needham; Ling Wang (2008). Science and Civilisation in China. Cambridge University Press.
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