La povertà in Cina

La povertà in Cina - Un uomo ed i suoi pochi averi
La povertà in Cina – Un uomo ed i suoi pochi averi riposa per strada su un marciapiedi

La società, come già visto in precedenza, è ben lungi dall’essere omogenea, il divario di sviluppo tra città e campagna è drammatico: dopo le riforme di apertura economica volute da Deng Xiaoping dopo il 1978, contadini e braccianti, per sperare di ottenere un futuro migliore per sé e per i propri figli, hanno scelto, e scelgono tuttora, di abbandonare in massa le campagne per riciclarsi come manodopera a basso costo nelle città.

Nel frattempo i contadini rimasti nelle campagne sono oberati dalle tasse, la cui riscossione è gestita da funzionari locali spesso e volentieri corrotti e disonesti, i quali, pur di raggranellare beni o denaro, non si pongono alcun problema ad inventarsi tasse che sono indubbiamente ridicole; un esempio: quando viene istituita una imposta sull’allevamento dei maiali in una determinata provincia, tutti gli allevatori in quella zona sono obbligati a pagarla, anche coloro che, per esempio, allevano solo polli. Attualmente poi, siccome il regime ha trasformato in beni di mercato a pagamento le prestazioni sociali riguardanti salute, alloggio ed educazione, la disparità è aumentata. [banner type=”images” align=”alignright”]

A chi è insolvente vengono confiscati tutti i beni, anche le riserve di grano personali, e molti sono i contadini spinti al suicidio per i troppi debiti. Un caso–limite è stato quello di alcuni contadini della provincia dello Henan, i quali avevano venduto per una decina di yuan (un euro equivale a 8,5 yuan circa) il proprio sangue, e molti, per la mancanza di misure igieniche, avevano contratto il virus dell’Aids.

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Pubblicato da cinesespresso

Amante della Cina e di tutto quello che la riguarda dal 2005.