Punti deboli dell’Accordo sugli Investimenti EU-Cina

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I punti deboli dell’accordo sugli investimenti tra UE e Cina – Foto di Adrian da Pixabay

Protezione degli investimenti Europei in Cina

Il Comprehensive Agreement on Investments (CAI) comporterà alcune aperture di mercato da parte della Cina, anche se limitate. Inoltre, promette di stabilire regole chiare sulle imprese statali, obblighi di trasparenza per le sovvenzioni e norme che vietano trasferimenti forzati di tecnologia e altre pratiche distorsive. Tuttavia, permangono ancora alcune criticità, che rappresentano i punti deboli dell’Agreement. Il livello di protezione dell’UE contro il vantaggio competitivo della Cina derivante dalle restrizioni all’accesso al mercato delle società europee o da altre pratiche sleali sarà un mosaico e varierà da caso a caso.

Nell’accordo tra le parti è facile notare che manca una sezione dedicata alla protezione degli investimenti: un efficiente meccanismo di risoluzione delle controversie.

Tale meccanismo è indispensabile a causa del ruolo dominante dello Stato nell’economia cinese. Accettando alcune concessioni senza strumenti legali per l’UE per garantire l’attuazione dell’accordo, le aziende dell’UE, in particolare quelle di Germania, Francia e Paesi Bassi, i maggiori investitori in Cina, potrebbero trovarsi in una situazione difficile. Tuttavia, entrambe le parti si sono impegnate a proseguire i negoziati sulla protezione degli investimenti e sulla risoluzione delle controversie in materia di investimenti entro due anni dalla firma dell’accordo. Il termine di due anni per finalizzare la sezione sulla protezione degli investimenti appare però un po’ troppo vago, e rischia di essere inefficace: non ci sono incentivi reali per portare le parti al tavolo dei negoziati e farle cercare il consenso. Quindi, alla fine, CAI potrebbe non riuscire a garantire un’eguale protezione degli investitori dell’UE se la Cina si rifiuta di impegnarsi in negoziati significativi. Inoltre, CAI continua a consentire a entrambe le parti di rifiutare particolari investimenti per motivi di sicurezza nazionale o altri interessi superiori. L’accordo non copre gli appalti pubblici, in quanto la Cina si rifiuta di aprire questo settore né a livello bilaterale né sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Implementazione dell’accordo

L’implementazione del CAI presenta, a sua volta, alcuni punti deboli. Innanzitutto non è previsto un periodo di revisione nell’accordo. L’attuazione degli impegni assunti da entrambe le parti con il CAI sarà monitorata attraverso un comitato per gli investimenti, che può “adottare interpretazioni vincolanti delle disposizioni del presente accordo”. Il comitato verrà monitorata dal vicepresidente esecutivo dell’UE e dal vicepremier da parte della Cina.

Il comitato per gli investimenti si riunirà almeno una volta all’anno e le sue decisioni e raccomandazioni saranno adottate per consenso. Oltre a riunioni regolari, l’accordo prevede inoltre la possibilità per il comitato di tenere riunioni con breve preavviso e su base ad hoc in caso di gravi problemi relativi all’attuazione degli impegni. In aggiunta, l’intesa prevede un solido meccanismo di risoluzione delle controversie tra Stati e, infine, istituisce un gruppo di lavoro specifico per monitorare l’attuazione delle questioni relative allo sviluppo sostenibile, compresi i diritti dei lavoratori.

In ultimo, la convenzione potrà essere revocata sei mesi dopo che una delle parti avrà espresso la propria volontà in tal senso.

L’impatto del credito sociale

Le regole concordate tra Unione Europea e Cina mirano a migliorare le condizioni per gli investitori europei in Cina, rendendo le imprese più competitive nel mercato cinese. Tuttavia, nella Cina del “credito sociale”, in cui diversi modelli e sistemi sono in via di sviluppo a livello regionale poco è stato fatto per tutelare le imprese straniere. Come abbiamo già visto nei post passati, l’obiettivo del PCC è dichiaratamente quello di creare un unico sistema nazionale di credito sociale che monitorerà e valuterà il comportamento degli individui e delle aziende a seconda delle loro attività sociali e politiche. Tuttavia, questa valutazione può colpire anche gli stranieri che lavorano e vivono in Cina, nonché gli investitori e le aziende straniere e costituisce un ostacolo alla realizzazione di progetti di investimento nel territorio cinese. Le normative cinesi in materia di sicurezza interna, come la legge sulla sicurezza dello Stato o la legge antiterrorismo, che non sono interessate dal CAI, o l’attuazione del sistema nazionale di credito sociale e una presa più stretta sul settore privato attraverso, ad esempio, requisiti crescenti per istituire cellule di partito nelle imprese (come menzionato in un recente studio della Camera di commercio dell’Unione europea in Cina), potrebbero ostacolare le attività di investimento delle società dell’UE. Inoltre, se la Cina decide di ampliare la propria interpretazione del concetto di sicurezza nazionale, praticamente ogni investimento di una società dell’UE può essere bloccato.

Il contesto internazionale

L’accordo gioca un ruolo importante nelle complicate relazioni tra Unione Europea, Stati Uniti d’America e Cina. Infatti, nella sua formula finalizzata nel dicembre 2020, il CAI è, a tutti gli effetti, un colpo alla cooperazione transatlantica ed un supporto alla Cina nella sua rivalità con gli Stati Uniti. Tuttavia, è fondamentale considerare che la Cina tratta le relazioni economiche bilaterali attraverso una lente politica e le gestisce in modo strumentale. Con l’aumentare del potere economico, la Cina esercita la crescente capacità di esercitare pressioni sui governi stranieri e quindi potrebbe violare accordi economici, come il recente esempio di quello con l’Australia. Pertanto, il valore del CAI è quello di vincolare la Cina al rispetto delle aperture autonome realizzate dal paese negli ultimi vent’anni, portando ulteriori aperture di mercato in una serie di settori dei servizi e non. Impegni ed aperture che, tra l’altro, non saranno soltanto a vantaggio dell’UE, ma di tutti i membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (il WTO, World Trade Organization) in virtù delle clausole della nazione più favorita, le MFN – Most favoured nation rules, in particolar modo nel settore dei servizi. Questi impegni significano che le imprese europee, e non solo, potranno acquisire certezza e prevedibilità per le loro operazioni nei settori coperti dal trattato, poiché la Cina non sarà più in grado di vietare l’accesso o discriminarli.

Pubblicato da cinesespresso

Amante della Cina e di tutto quello che la riguarda dal 2005.